Crescita: il commento alle parole di Letta alla Columbia University

Crescita come ragionamento. A New York, presso la Columbia University, l’attuale presidente del consiglio italiano, affrontando le domande degli studenti, dichiara un suo punto di vista.
Un frequentante italiano dell’ateneo (la retta universitaria annuale alla Columbia è 30mila dollari a cui aggiungere vitto e alloggio) chiede: com’è possibile mantenere l’attuale piano pensionistico, in Italia, con una popolazione in costante invecchiamento? Il presidente del consiglio in carica risponde: l’Italia soffre di un’eccessiva evasione fiscale, siamo costantemente impegnati nel combatterla.
Commentando il punto di vista della carica governativa più elevata, oggettivamente l’aspetto del recupero fiscale potrebbe anche avere un suo significato, ma quello che conta in realtà è la crescita, l’unica in grado di consentire una quadratura dei conti. In realtà noi non cresciamo da diverso tempo. Anzi, per il secondo anno di seguito, il PIL è in contrazione di oltre il 2%, tanto che in 24 mesi abbiamo perso ricchezza pari al 5%.
Ecco il problema.
Approfondendo il concetto, sorgono due domande: la crescita è maggiore con i cinquantenni o i ventenni? Indubbiamente i maturi d’oggi sono in grado di consentire tassi di crescita d’evoluzione adeguati. I giovani, invece, devono imparare, incanalandosi sulla scia degli adulti perché saranno gli attori del futuro. Dov’è la differenza tra giovane e maturo? Prima era intorno ai vent’anni, oggi si è elevata alla soglia dei 35. Laddove questo sia vero, vuol dire che l’invecchiamento della popolazione non è una causa destabilizzante per i conti dello stato e pensionistici, almeno finché le persone lavorano pagando le tasse e i contributi.
Il secondo quesito è più sensibile all’aspetto morale. Non è per caso saggio che gli standard di consumo (spesso spreco) vengano contratti rispetto a una follia collettiva che ha travolto il nostro Paese negli ultimi 30 anni? Che il consumismo si confermi in Occidente, va bene, non è un buon segno in Italia, perché se non produciamo, non abbiamo neppure diritto a consumare perché il tutto si traduce in indebitamento.
Comunque sia, la riflessione torna sempre sullo stesso concetto: la crescita.
A questo punto com’è possibile crescere in regime d’ austerity (come gli ultimi due governi hanno imposto al paese perdendo complessivamente il 5% di PIL)?Forse non necessitiamo di politiche espansive?
Gli Stati Uniti hanno fatto una scelta espansiva e pare che qualcosa si muova nella loro economia. La Germania si può permettere l’ austerity perché nel suo caso è una opzione per ricchi, rappresentando un investimento. La Grecia invece è “morta” d’ austerity. La Spagna, il Portogallo e l’Irlanda con l’Islanda sono indecisi e in costante bilico.
La mia scelta come studioso è per l’espansione, peccato che non mi trovi “a casa” in Europa.