Dazi al made in Italy imposti dagli Usa. Invece di lamentarsi, reagire!

Dazi al made in italy emessi dalla nuova amministrazione statunitense. Dov’è la novità? E’ da un anno che tutti sappiamo di questo orientamento. Non solo, ma nel sito web, www.giovannicarlini.com molte volte è stato affrontato l’argomento. Perchè stupirsi?

Come reagire ai dazi al made in italy?

E’ “facile”. Le PMI italiane devono utilizzare il contratto in rete. Attualmente sono quasi tutte troppo piccine per competere sui mercati internazionali. Il contratto in rete è noto a tutti. Consente un risparmio fiscale e il coordinamento commerciale alle piccole aziende. Possono così presentarsi nelle fiere del mondo come un gruppo unico. Pur mantenendo la rispettiva individualità. Per carità, in Italia gli imprenditori non sanno fare squadra ma solo restare individuali!

Eseguito il contratto in rete (3 aziende in coordinazione) serve una sede estera.

La sede estera DEVE completare il ciclo produttivo nel territorio degli Stati Uniti. In pratica assumere manodopera locale. Ad esempio, il prosciutto e il Parmigiano Reggiano saranno stagionati in Vermont. La cucina italiana costruita in Friuli, dovrà essere completata in Texas.

In pratica è necessario che il prodotto sia “nazionalizzato”, non più solo esportato.

Il buon presidente Donald Trump, ha semplicemente applicato una protezione al suo mercato. Magari venisse fatto altrettanto anche nella Ue o in Italia! I dazi al made in italy sono una semplice reazione a un errore. Lo sbaglio è la pretesa di poter esportare cullandosi sul solo marchio.

La globalizzazione ha prodotto pretese di questo genere che ora sono terminate. Infatti siamo passati dalla globalizzazione alla post globalizzazione. Qualcuno se n’è accorto?

Concludendo, ci sono le soluzioni ai dazi sul made in italy. Basta solo applicarle, capendo che è cambiata un’era. Non si sta solo reagendo a una politica di protezione non motivata. Che ci si abitui a un mondo diverso rispetto quello delle esagerazioni, che è stato vissuto nella globalizzazione.

Buon lavoro.