La stampa cretina è il vero soggetto di questa riflessione. O per lo meno, più che cretina, certamente incapace di un buon servizio al lettore.

Gli attuali giornalisti confondono le loro personali opinioni con l’analisi dei fatti.

Ci si può fidare di una stampa (nazione come estera) ridotta a fare mera pubblicità delle proprie opinioni?

Il compito della stampa dovrebbe essere d’informare. Nel caso specifico dell’elezione presidenziale statunitense è successo qualcosa di strano. Nel dettaglio le testate sono impazzite. La massa del giornalismo internazionale si è lasciato andare a considerazioni private. Tali opinioni, del tutto personali, sono state diffuse come se fossero “notizie”. Tale smascheramento della pessima professionalità dei giornalisti impone una riflessione. E’ possibile fidarsi di organi di stampa faziosi? Oggettivamente no. Sarebbero necessari dei licenziamenti in massa per cattiva professionalità. Non è escluso che questo accada negli Usa alla nomina di Donald Trump alla Presidenza.

Perchè “i giornalisti” hanno perso la loro capacità di giudizio su Donald Trump? 

E’ semplice. Tutto sommato è stato un test di attendibilità. La massa dei giornali si è limitata a discutere del solo personaggio Trump. Il soggetto è stato “sbranato” da chiunque avesse la possibilità di scrivere 4 parole. In realtà Trump rappresenta una reazione a un mondo che non funziona. La reazione alla globalizzazione che ha mancato le sue promesse. Un mondo dove eravamo ricchi e ora siamo poveri (meno ricchi). Troppi disoccupati o immigrati. A questo “mondo” ha giù risposta la Brexit. Ora risponde anche Trump. Fra non molto ci saranno le elezioni in Francia e in Germania. Forse resterà solo il governo italiano (quello non votato da nessuno) su posizioni “vecchie”. Per vecchio s’intende quel modo di pensare per cui le 9 culture del mondo non hanno differenze. Invece le differenze ci sono eccome! Ciò non significa tornare ai muri e ai confini ma ammettere che esistono tra culture.

Noi siamo occidentali e non possiamo o vogliamo disperderci in altre culture. Questo non è populismo ma coscienza della propria cultura. Tutto qui. Eppure non è affatto difficile! Per confrontarsi con gli altri bisogna sapere chi siamo altrimenti non ha senso alcun incontro.