Educare per trasmettere alla prole un’idea di cultura, un modello sul quale formarsi e crescere. Ovviamene, nel corso dei successivi 25-30 anni, quel metodo di concepire la vita cambierà e si formerà una diversa visuale. 

Questo sistema di trasmissione valori è alla base del concetto di EDUCAZIONE. Il giovane “indottrinato” da un metodo culturale, contestandolo imparerà a misurare le differenze quindi potrà a sua volta formare un altro modello. Non è possibile enucleare alcun stile se non per differenza da uno già vissuto e criticato/accettato.

Il problema che stiamo vivendo dagli anni Novanta e Duemila in particolare, consiste in giovani che sono cresciuti senza modelli. Ne consegue che quell’educare vuol dire trasmettere non c’è stato. Gli attuali genitori, da vent’anni a questa parte convivono con la prole ma non la educano. Perché è accaduto questo?

Giunti a questa domanda, il perché, si perviene alla parte difficile del testo. Non basta un libro o un ciclo di conferenze per spiegare un’idea sulla società in crisi. 

Educare vuol dire trasmettere concetti, ma dove si trovano queste idee? Ecco il punto. La globalizzazione ha spersonalizzato le culture in particolare quella Occidentale. Ci troviamo, tra le 9 culture del mondo, con una, l’Occidentale, piena di dubbi. Non solo, ma nel dubitare amletico occidentale c’è l’incapacità al confronto. Lo dimostra l’infelice rapporto tra gli occidentali e gli immigrati.

Verso gli immigrati, gli Occidentali non sanno più educarli ai nostri schemi comportamentali, lasciandosi andare a una supina accoglienza. Un accogliere che resta fine a se stesso. La solidarietà è diventata una parola che in realtà non spiega nulla. Ecco che l’educare vuol dire trasmettere concetti viene disatteso come atteggiamento “a tutto tondo”. Figli e “altri” non sono più educati. 

Ecco che la crisi del sistema di educazione diventa crisi di sistema. Possiamo uscire da questa trappola? Si, è possibile ma la scelta diventa per forza di cose anche “politica”. Questa parte diventa difficile.