Falcone e Borsellino in realtà sono una sconfitta da cui tacere. Da 25 anni lo Stato celebra degli eroi. Va bene, nessuno discute questo. Si tratta di una tecnica per compattare la comunità. Tutti abbiamo bisogno d’eroi. Nonostante ciò va riconosciuto che con la morte dei protagonisti c’è una sconfitta con cui fare i conti.

Falcone e Borsellino sono degli eroi. Guai mettere in discussione l’eroe! Noi abbiamo bisogno di figure di riferimento per compattare la comunità. Emile Durkheim descrive il ruolo del mito nella trasformazione della comunità in società. Quasi si potrebbe dire che non è dispiaciuto a nessuno entrare in conflitto per fare la società. Questo riferito alla Prima Guerra mondiale. Tranne poi pentirsene appena un mese dopo.

Quindi la società ha “fame” di eroi. Normalmente l’eroe muore, elevandone il mito. Negli Stati Uniti dalla Presidenza Bush ad oggi, è in corso un esperimento. L’eroe sono le persone comuni che svolgono con impegno il ruolo assegnato. Si è partiti dai soldati al fronte per arrivare a vigili del fuoco, poliziotti e postini. La morte non è più indispensabile per essere eroi. Pare che funzioni come collante sociale. Non funzionò negli anni Settanta con il Vietnam.

Torniamo al Falcone e Borsellino. Cosa emerge da questa storia? Due impiegati dello stato che hanno aperto una nuova strada per contrastare il crimine organizzato. Prima di loro si faceva in un modo, dopo di loro sono stati cambiati i metodi. Già questo basta per definirli eroi. Francamente che dovessero anche morire non sarebbe servito. E invece sono saltati in aria. Perchè? Ecco il punto. 

Probabilmente la morte di Falcone e Borsellino vuol dire che il crimine organizzato prosegue la sua vita. Possono anche cadere i boss del momento ma il metodo, anzi il contro metodo prosegue. In effetti si parla di anti-stato. L’organizzazione criminale nel Mezzogiorno d’Italia si presenta con un radicamento sociale eccezionale. Questo vuol dire che non è un fatto tra banditi e poliziotti, ma un problema sociale. Su questo specifico aspetto, oltre alla mobilitazione di piazza non pare sia stato fatto molto. Sembra quasi che Falcone e Borsellino siano stati colpiti da “fuoco amico”. L’assenza culturale dello Stato, nel sud del Paese, lascia alla “giustizia” un compito enorme e non risolvibile. La giustizia opera bene contro la banda-bandito. Lo stesso apparato della “giustizia” non funziona contro un metodo sociale.