Il poliuretano come scelta aziendale nei nuovi processi produttivi in ambito di design e industria dell’arredamento

Al contrario di quanto accaduto nel sistema industriale italiano, ci sono imprese che non sono volute emigrare (demoralizzare) restando nel tessuto produttivo nazionale. Queste aziende rimanendo in Italia rappresentano una ricchezza nazionale.  Purtroppo va anche riconosciuto come spesso chi non demoralizza è sopratutto quell’imprenditore padronale a cui manca la fantasia e capacità di potersi immaginare fuori dal paese dove ha sempre vissuto il che manifesta una reale limitazione di fantasia e cultura. Sotto questo aspetto si parla di Impresa padronale come realtà a ridotte capacità d’immaginazione (vedi il libro L’Impresa padronale, scritto da John Carlins e pubblicato da Armando editore – Roma).

Comunque al di là del ragionamento se l’impresa italiana sia ridotta o no a livello di impresa padronale, resta un fatto: chi resta e produce in Italia (come in Francia o in Germania) dev’essere premiato come “patriota” e questo vuol dire ridurne il carico fiscale. Detto questo, va fatta un’altra importante precisazione. Restare in patria per produrre non vuol dire lasciare lo stabilimento dove si trova ma adottare delle tecnologie innovative che chiudano il gap di costi che si apre nella mancata emigrazione. Questo significa poter contare su un brevetto produttivo innovativo. In questo caso si parla di poliuretano.

Il poliuretano è un prodotto che presenta molte varianti, per cui in realtà non è un poliuretano ma sono tante realtà che gravitano intorno al poliuretano. Ne consegue che è necessaria un’azione decisa di ricerca e sviluppo sul poliuretano per capire quale versione è quella adatta alla specifica produzione. Nel caso di questa azienda, qui intervistata, sono in produzione diverse formule di poliuretano a seconda del suo utilizzo. Ecco che è possibile restare in Patria salvaguardando le maestranze e la ricchezza della Nazione. A quest’azienda il Paese deve dire “grazie”.

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