Il vero spread italiano è nell’ordine dei 450 punti, siamo sinceri! Quando l’interesse sui titoli pubblici italiani era allo 0,8% fu per effetto di una droga. Il riferimento è al sostegno Q.E. della Bce, che venuto meno, ha svelato la vera dimensione del rendimento sui titoli italiani. Quel 0,8% di aprile 2018 e anni precedenti, fu una mascherata grazie alla Bce. Ora stiamo toccando con mano la vera quotazione (quanto vale) l’interesse da pagare sui titoli.

Lo spread italiano oggi (novembre-dicembre 2018) è tornato al suo valore reale senza il sostengo Bce. Pagare il 3,6% sui debiti che lo Stato contrae con i cittadini/investitori è ancora poco. Mi spiego. La Bce dal 2015 con il Quantitative easing, ha stampato 80 miliardi-mese da dare alle banche greche, italiane, spagnole e portoghesi. Le banche che hanno ricevuto questo denaro l’hanno investito a loro volta in titoli di stato. Ecco come il circuito finanziamento tra Bce e gli Stati nazionali si è compiuto. In una situazione di pressoché totale acquisto dei titoli pubblici (grazie alla stampa di moneta) il prezzo del debito (l’interesse) è rimasto sotto l’1%.

Oggi “la droga finanziaria” modello Q.E. è finita facendo emergere le reali dimensioni dei problemi. Infatti il tasso d’interesse sui titoli è salito dallo 0,8 di aprile 2018 all’attuale 3,6%. Questa crescita del prezzo del debito però rispecchia solo la fine del Q.E. Possiamo dire che sarebbe naturalmente accaduto una lievitazione dell’interesse sul debito.

Altro aspetto è invece quello connesso alla pericolosità e sostenibilità del debito pubblico italiano. Qui la spread ancora non ha sviluppato tutta la sua espressione. Tradotto in termini più diretti uno spread da 450 punti è quello atteso e corretto. Un valore che sappia comprendere sia la crisi del Governo italiano pro-tempore, sia la fine del Q.E. Va altresì rammentato che un livello da 750 di spread corrisponde al fallimento dello Stato. Si tratta di valori osservati nel 2001 con il caso argentino e pochi anni fa con la Grecia.

In realtà, il Paese, l’Italia, sta vivendo la sua fase pre-fallimentare.