Immaturità aziendale. Concetti che se espressi irritano senza capire. Un vero guaio

Immaturità aziendale. Purtroppo, nella vita e nel lavoro, ci sono anche i “guai”. Lo scopo di questa rubrica è cercarli per commentarli insieme ai lettori. L’obiettivo è trarne una lezione.
Nel mondo dell’alluminio c’è un grande marchio che sta facendo i “capricci”. Vuol dire se mantenere o meno in Italia la produzione, nonostante le garanzie offerte dal Governo. Fermo restando che la ricerca dell’utile è un dovere assoluto di ogni impresa qui il problema è più complesso. 

Si parla d’immaturità aziendale quando le visuali sono ridotte. Si poteva fare meglio e di più ed è stato “lasciato correre”. La multinazionale in causa, in realtà si trova spiazzata sul prodotto. Vuol dire che non ha aggiornato i suoi standard. In più, c’è anche un altro problema: il management non è adeguato. 
In realtà il filo conduttore è lo stesso: avere gli uomini sbagliati. Da qui nasce l’assenza di una comunicazione efficace e la produzione d’idee. Manca anche la capacità di discutere di concetti e infine lo stile. Tutti tratti comportamentali di un’impresa in crisi. Infatti il non avere un prodotto adeguato e neppure una corretta politica dei prezzi, ha prodotto un danno ai distributori. Da questa evidenza circa la metà, si è staccata formando un Consorzio.
Che più distributori si riuniscano intorno a un produttore e lancino una serie in alluminio “made in Italy” è una bella storia.
Forse nel futuro la grande impresa si risolleverà, ma conta poco. In genere i grandi nomi quando scadono o chiudono il ramo d’impresa o sostengono costi enormi per rilanciare.

Tornando al Consorzio, se concettualmente è “perfetto” come idea, nel dettaglio nascono problemi.
Si scopre una posizione dominante, di un consociato. Non solo, ma per stile di comunicazione ricalca le peggiori esperienze della grande impresa dalla quale molti si sono sottratti.

In un contesto di “soggezione e non identificazione” si sommano altri 3 grandi problemi:

a) la non volontà a definire “nero su bianco”, le nuove aree d’influenza commerciale;

b) l’assenza di una struttura organizzativa interna;

c) la possibilità che altri possano entrare nel Consorzio danneggiando le aree di pertinenza.

L’insieme di questi aspetti giustifica il concetto d’immaturità aziendale. 

Conclusioni

I principali insegnamenti sono:
– i guai (sia commerciali che di prodotto) per un’impresa derivano sempre da un management sbagliato. Sono reduce da una consulenza di ristrutturazione presso una spa, a Brescia. 120 dipendenti e 50 mil di euro di fatturato. Ho consigliato, dopo 3 mesi di lavoro, l’azzeramento dei manager. La proprietà non ha voluto seguire il consiglio. Ora l’azienda è in piena crisi. Ciò comporta il ritardo del pagamento degli stipendi e il versamento dei contributi. Non sanno come gestire i fornitori, il lavoro che non arriva, etc.
– ci sono ancora imprese, anche di grandi dimensioni, che non hanno imparato l’ABC. Comunicazione, ascolto, energia, prodotti adeguati al mercato, marketing, qualità. Gli spazi perché nascano nuove aziende è confermato, ma il guaio è che si comportino anche peggio. Manca una cultura d’impresa.
– attenzione all’organizzazione nevrotica perché alza il costo della gestione aziendale.
Buon lavoro a tutti.