Imprenditore e imprenditorialità. Il bisogno di una nuova mentalità

Il concetto è semplice: l’imprenditore è un benefattore per la società
Un’idea di questo tipo è molto difficile da introdurre nel nostro sistema di pensiero nazionale, per colpe equamente divise sia tra le parti sociali che gli stessi capitani d’industria. 
Nonostante ciò, va rivalutata in termini sociali la figura dell’imprenditore e giustamente collocata nel panorama sociale come un innovatore e creatore distruttivo (Joseph Schumpeter, economista austriaco d’inizio XX° secolo, accolto negli Stati Uniti per proseguire la sua ricerca). 
Oltre l’aspetto intellettuale, sul piano più strettamente umano, visitando le diverse cittadine del west americano, incuriosisce l’abituale presenza di una statua, non necessariamente collocata nel centro cittadino, in grado di celebrare la memoria di quel commerciante, imprenditore, importatore, cui si deve la nascita della città. Abitualmente le diverse feste nazionali, come locali, vengono celebrate intorno a questo totem moderno, stabilendo un concetto: quei cittadini non sarebbero neppure nati, se non ci fosse stata un’azione imprenditoriale ben precisa, sviluppata in mezzo a quello che era un mucchio di capanne o di quattro case su una pista polverosa del west. 
Al di là di questa visione romantica da pionieri, il pensiero corre all’ILVA di Taranto, su cui c’è da discutere e questo sta avvenendo, ma un concetto va chiarito prima di tutto e su tutti: grazie ILVA per il benessere che è stato distribuito a centinaia di famiglie, per interi decenni, in un’area depressa del Paese. 
Il caso ILVA introduce un’importante variante al tema: quando l’imprenditore merita la considerazione sociale? Fermo restando che senza imprenditori saremmo tutti contadini, in Occidente (e qui si vuole sottolineare quanto le regole valgano solo per una parte del mondo che ha scelto un livello di civiltà suo proprio e di distinzione dagli altri) è stato voluto un metodo d’imprenditoria che rispetti le persone, le leggi e l’ambiente. 
Discutibile quanto si voglia, ma sono le nostre regole. 
Certamente, come tutte le norme si apre un “tira e molla” tra ciò che dovrebbe essere e quanto effettivamente è, scatenando il vero problema della discrezione, ovvero della capacità di giudicare adattando la legge.
Su questo aspetto si frantuma l’intero concetto del diritto e s’incontra il limite vivo e attuale di tutte le democrazie. La maturità del nostro sistema sociale si misura nella capacità d’adattare le regole ai singoli contesti (si chiama discrezione). Chi può avere la maturità istituzionale per giudicare con margini di discrezionalità?
 
Definito il margine superiore della democrazia e aspettando che si possa sciogliere felicemente, nell’interesse della comunità nelle prossime generazioni, si torna al bisogno di rivalutazione del ruolo sociale dell’imprenditore. E’ necessario che le scuole, come le università, accolgano istituzionalmente l’imprenditore locale, affinchè racconti del suo rischio d’impresa, quindi che si scrivano libri non per celebrare la nascita e sviluppo biografico delle imprese, ma il loro significato sociale. Che i diversi siti web aziendali smettano d’elencare i prodotti realizzati, ma ne spieghino il significato nella quotidianità. Ad esempio, cosa vuol dire che un’acciaieria produce acciai da cementazione, se non si spiega il bisogno che soddisfano nella società civile? 
In assenza di un’educazione di questo tipo, manca la considerazione sociale, quindi l’ascolto politico e il sostegno con fondi alla ricerca o una revisione fiscale favorevole. 

Oggi la Repubblica è spiazzata sui bisogni del lavoratore, perché risente dell’enorme influenza del sindacato, che ha saputo far valere il suo punto di vista.
Al contrario il sindacato degli imprenditori è da decenni sulla difensiva nella rilevanza sociale e culturale del concetto d’impresa nella società.
Possiamo auspicare a una revisitazione degli attuali equilibri partendo dalla disponibilità, mezzo lettera, degli imprenditori ai presidi delle locali scuole e università per offrire lezioni agli studenti sul concetto d’imprenditoria e di selezione del personale? 
Auguriamoci buon lavoro.