Imprenditorialità dispersiva è solo una frase di sintesi, che indica un vero pericolo sopratutto per i giovani imprenditori.

Si tratta di piccole aziende gestite da nuovi imprenditori, che nel cercare di fare qualcosa di diverso dal solito si perdono in un mare d’interventi, sopratutto culturali, senza aver prima organizzato una idonea ricaduta di marketing. 

Imprenditorialità dispersiva significa quando un imprenditore lancia una serie di attività, culturali o sportive, per sostenere il prodotto, senza preoccuparsi delle effettive ricadute commerciali della sua iniziativa di marketing. In genere l’errore non è solo nella mancata redazione di un piano di marketing, ma nella presunzione di poter vendere il suo articolo “a scatola chiusa” verso il cliente, avendo già svolto il ruolo di mecenate con ad esempio la locale squadra di calcio, una sala lettura per gli studenti in difficoltà, delle sale d’ascolto musica, un bar etc..etc….

Precisiamo che tutte queste iniziative sono lodevoli e di sicuro effetto sulla comunità per cui vanno incoraggiate, si sta parlando di politiche sociali e di benessere collettivo rientrando nelle specifiche funzioni dell’Ente Pubblico (comune e Regione). Il privato quando interviene lo fa per il benessere della comunità, utilizzando una parte dei suoi utili. In pratica l’imprenditorialità dispersiva è valida e va incoraggiata nel caso un imprenditore deliberatamente rinunci, ad esempio, al 25-30 o anche 40% del suo utile per il benessere della comunità. Un personaggio di questo tipo merita un monumento nella pubblica piazza e gli studenti che gli portino i fiori alla domenica (come spesso ho visto negli Stati Uniti in piccoli paesi celebrando quell’imprenditore che ha fondato la comunità). Tutti questi casi di imprenditorialità dispersiva sono sani ed emergono anche da un calcolo di marketing che si chiama più semplicemente pubblicità.

Nel caso invece l’imprenditorialità dispersiva diventi sottrazione di utile aziendale, tanto da porre in bilico la quadratura dei conti dell’azienda (che poi va in rosso o è incapace d’affrontare altre minime spese nell’interesse dell’impresa) allora risponde a una diversa natura della personalità dell’imprenditore che seppur interessante, cozza con lo sviluppo d’impresa.

Concludendo, prima d’avviare processi d’imprenditorialità dispersiva è saggio che:

  • l’azienda si consolidi sul mercato raggiungendo un fatturato adeguato alle sue necessità;
  • rediga un buon piano di marketing da realizzare e seguire mese per mese;
  • inizi progressivamente a chiedersi quali azioni pubbliche siano da proporre studiandone le immediate e future ricadute in termini di fatturato aggiuntivo.

Buon lavoro specie se accompagnati da un consulente maturo e formato sull’argomento.