Innovazione ricerca e sviluppo con il bisogno di tante idee. Taccuino americano 2018. Impressiona vedere lo sviluppo del pensiero tappa dopo tappa per giungere al modello finale. Entusiasmante.

Innovazione ricerca e sviluppo. In realtà in questo studio c’è poco da dire quanto mostrare. Segna, nella sensibilità comune quanti modelli siano stati studiati e forse realizzati per giungere a uno finale “adeguato”. Questa successione di passione e ideazione insegna nella vita qualcosa. Nessuno, dico nessuno, pensi di fare e applicare. In realtà serve pensare per progettare, quindi applicare al prototipo 1 per giungere al 2 e quindi al ….quanto necessario.

L’analisi tecnica di questa innovazione ricerca e sviluppo sicuramente c’è, ma non la conosco ma non è quello che mi serve. Vediamo invece come da una prima esperienza si perviene ad un’altra.

L’idea probabilmente era quella d’attaccare i bombardieri alleati sulla Germania, battendoli in velocità per colpirli e abbatterli. In effetti, alla fine del conflitto, apparvero i primi reattori che inflissero dure perdite agli alleati. Il punto, per cui servì il reattore, fu di poter salire ad alte quote per intercettare i bombardieri e risalirci ancora, completando l’attacco. Tecniche di combattimento che motori a pistoni evidentamente non erano in grado di svolgere.

Gli studi si concentratono su un modello a delta, di piccole dimensioni, che fosse tutta potenza sia in velocità sia per fuoco prodotto.

Nelle foto che qui si alternano si mostrano modelli divesi, la cui rapida successione lascia esterefatti per fantasia e creatività. Probabilmente l’innovazione ricerca e sviluppo, richiede questa rapida alternanza di modelli, appunto modellando l’idea.

Già in questi ultimi disegni, dalla dimensione elevata si passa a qualcosa che assomiglia ai MIG 17 della Guerra Fredda. Si tratta di forme molto ma molto agevoli, piccole e audaci.

Conclude la serie una soluzione intermedia, che ancora non è pervenuta alla forma finale, ma che sappiamo ricordando dalla storia le gesta tedesche.

Si ringrazia la rivista americana per questo contributo d’idee che qui ha poco di tecnico, ma molto di sociologico, descrivendo la fatica nell’avanzamento del pensiero umano.