Julius Baer è una banca elvetica che opera anche in altri paesi, compresa l’Italia. Giunge notizia di una vecchia vicenda, ancora non risolta, che getta fango sull’istituto bancario. Ecco i fatti.

La Julius Baer opera anche sotto altri nomi, una sorta di scatole cinesi. I clienti dell’istituto bancario elvetico, sono invitati a transitare da un istituto all’altro, a seconda delle necessità. Chi svolge questa funzione sono gli stessi consulenti della banca.

In uno di questi istituti satellite, il dipendente bancario, con artifizi, ruba il denaro dal cliente. La ruberia avviene usando gli strumenti della banca, da dietro la scrivania della banca, falsificando le carte e firme.

Ogni dettaglio è stato già appurato in sede penale, condannando l’impiegato ad anni 4. Quindi il dipendente della Julius Baer è stato condannato, tanto che ha dovuto lasciare il posto per andare a lavorare per altra banca!

Lo stesso dipendente all’atto della condanna, si è appellato al giudice perdendo anche l’appello; quindi ci sono ben 2 atti giudiziari. Una sentenza di condanna penale e la successiva conferma.

Fin qui nulla di strano. Il cliente della banca chiede quindi all’Istituto di credito di riavere il suo denaro. La Julius Baer nega perché nella sentenza di condanna è stato condannato l’impiegato e non la banca!

La Julius Baer si sente “forte” perchè il diritto elvetico è così arretrato da imporre a chi è stato truffato dalla banca un deposito molto importante, in Tribunale per fare causa a una banca svizzera.

In pratica la legge protegge le sue banche senza curarsi dei fatti.

La banca Julius Baer gioca su questo aspetto. Peccato però, per la banca svizzera, che avendo sedi in altri paesi della Ue, una seconda sentenza di condanna comporti la confisca dei beni e denaro detenuto.

Si precisa che l’intera causa vale 600mila euro il che la dice lunga sulla scarsa lungimiranza dell’istituto di credito.

Venendo a conoscenza di questa brutta vicenda, si resta esterrefatti per tanta cattiveria e pericolosità sociale da parte della Julius Baer.