Come sarebbe la buona scuola considerato che l’attuale è ancora una cattiva scuola?

Nel Paese è in corso un dibattito sulla “buona scuola” che non credo abbia intrapreso il giusto percorso. A questo punto è necessario offrire dei nuovi punti di vista per arricchire le idee iniziali.

Per “buona scuola” vorrei intendere una realtà, sia pubblica che privata, che abbia le seguenti caratteristiche:

– che la scuola smetta di costare 6.500 euro all’anno per singolo studente allo Stato e richieda alle famiglie un deciso contributo scuola, misurabile in un certo valore che potranno anche essere 1000 euro/anno al fine di responsabilizzare la famiglia sugli esiti dei propri figli;

– le ore di frequenza dovrebbero essere aumentate portando tutti dalle 8 del mattino fino alle ore 14.00 nel seguire le lezioni, a cui dovrebbero seguire 2 ore di compiti fatti in classe. Alle 16.00 i ragazzi possono rientrare presso le loro famiglie con i compiti a casa compilati;

– la settimana scolastica può serenamente terminare il venerdì, lasciando però libere le scuole di scegliere anche il sabato opzionale, che sarebbe in più rispetto l’orario fisso per tutti 08.00/16.00;

– i libri di testo vanno integrati con atlanti e dizionari (praticamente in disuso) e la lezione va applicata su carta e penna, non su supporto informatico che ha fallito nel suo scopo educativo;

– il docente non ha senso che sia valutato dagli studenti, perché spesso è necessario svolgere una funzione di “rottura compositiva” nei confronti della classe, ovviamente non gradita ai ragazzi, benché venga svolto nel loro interesse. La valutazione del docente dev’essere opera del consiglio di classe;

– i presidi devo smettere d’essere arroccati dentro i loro uffici. Al contrario è saggio che frequentino le lezioni e consiglino i docenti nella loro azione didattica ed educativa. Si auspica quindi a dei presidi presenti in classe e tre le aule. Oggi non è così;

– al posto dello psicologo (troppo disponibile verso gli studenti) serve introdurre nella scuola anche la figura del sociologo, unico in grado di discutere della dinamiche di classe anziché il singolo caso. L’eccessiva valenza dello psicologo nella scuola ha introdotto un “buonismo” irreale;

– al docente va lasciato ancora più libertà nel seguire un percorso didattico di “sua scelta”, a patto che pervenga agli stessi risultati stabiliti dal programma ministeriale, questo perché deve saper adattare gli argomenti di studio al contesto di classe, che si presenta sempre più vario, anno per anno e all’interno dello stesso istituto;

– le note disciplinari devono avere un quoziente di valutazione maggiore rispetto ad oggi, al fine d’aprire a una scuola giusta, selettiva e accogliente. Questo vuol dire poter bocciare in nome della selezione, indipendentemente dai fondi stanziati per singolo istituto. La selezione deve tornare nella scuola come sistema di crescita per i giovani.

Idee per una scuola che funzioni, ovvero una buona scuola.

Buon lavoro

 

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