La rottura del mercato, di Giovanni Carlini, sociologo esperto di marketing. Corso di  marketing per le imprese tagliato su misura.

La rottura del mercato. In economia ci sono tante parole-concetto (forse troppe) per il cui uso è indispensabile una specifica conoscenza. Ad esempio spesso si leggono sui giornali pensieri che ruotano intorno alla trappola della liquidità, oppure fiscalizzazione degli oneri sociali. Rappresentano parole concetti che esprimo delle sintesi semplici solo se note.

La trappola della liquidità spiega come a una remunerazione sulla moneta prossima allo zero ( si parla del tasso d’interesse sui deposti bancari) la politica monetaria perda ogni capacità di stimolo sull’economia. E’ il caso del Giappone negli ultimi 15 anni ed è anche il rischio scampato di questa crisi, che si sta invece indirizzando verso un generalizzato rialzo dei tassi.

Nel complesso di questi concetti “sintetici” c’è ne un altro meno diffuso che merita d’essere studiato e capito, perché descrive i tempi d’oggi. La parola chiave è “rottura del mercato”.

Per definizione il mercato è il luogo d’incontro della domanda e dell’offerta. Fino agli anni Settanta (prima di John Nash, matematico con premio nobel all’economia) si pensava che una “mano invisibile” avrebbe comunque e automaticamente sistemato la domanda (o l’offerta) in eccesso, attraverso il meccanismo del prezzo.

Dopo Nash (si veda a questo proposito il bel film “A beautiful mind”) l’equilibrio non è più scontato. Si è scoperto quanto competitivo sia il comportamento degli operatori e con esso l’efficienza del mercato (teoria dei giochi)

In pratica, oggi il mercato non funziona per un’entità misteriosa e sovraumana che lo dirige, ma grazie alla competizione sviluppata in un contesto di regole certe e informazioni diffuse che spinge alla convenienza individuale.

Sono le norme, la competizione e le informazioni che consentono al meccanismo economico di funzionare. Uno dei motivi per cui ad esempio, l’intero continente africano stenta a decollare sono o l’assenza o l’eccesso di norme e la carenza di informazioni certe.

Chiarito cosa s’intendeva per mercato e come oggi funziona, cosa possiamo osservare?

Schematicamente abbiamo una situazione del tipo dove:
– non c’è incontro tra il prezzo dei prodotti e gli acquisti dei consumatori. Questo significa che le persone vorrebbero comprare, ma non a questi prezzi. Ciò accade in quando ritengono il valore del servizio o del prodotto, inferiore al costo loro viene richiesto;

– sulle materie prime, addirittura, ci sono produttori che alzano il prezzo senza minimamente porsi la domanda di come reagirebbe il consumatore;

– è in corso un costante calo della domanda in tutti i campi: dai prodotti petroliferi all’alimentare (si compra di meno e in forme più selettive)

– la percezione che il prodotto sia obsoleto rispetto le aspettative più comuni. E’ il caso dell’ automobile, a cui chiediamo ad esempio il tetto e il cofano del vano motore capace d’essere fotovoltaico.

Tutti questi fatti producono una frattura (rottura) nel mercato che di conseguenza, si “ferma”. Ecco la rottura del mercato.

Parafrasando una famosa frase dell’ex Governatore della FED americana, il prof. Ben Bernanke “…rischiamo già domani mattina che le banche non aprano, che la borsa si fermi, che i treni non partano. Insomma che tutto si fermi” (audizione al Congresso degli Stati Uniti in seguito al fallimento della banca d’affari Leheman Brother).

A distanza di anni dalla crisi subprime, la situazione sarà anche apparentemente cambiata, ma il mercato è ugualmente fermo. ci troviamo in una condizione di “rottura del mercato”.

I tempi per una stabilizzazione si allungano, ma sorge anche la domanda: per stabilizzarsi su quale parametro?

Il mercato è cambiato e così le sue regole, quindi ogni paragone è fuorviante. Sicuramente per capire quello che sta per accadere, bisognerà revisionare i prodotti e mantenere i prezzi bassi. Tutto il contrario di quanto sta per avvenire.