La sociologia della devianza in crisi incapace di segnare una direzione. San Francesco d’Assisi fu certamente un deviante in una società di ladri.

La sociologia della devianza studia i comportamenti anomali e non socialmente condivisi. Infatti “l’anomalia” rappresenta la pietra angolare dell’intera disciplina. Chi stabilisce cosa sia anomalo? Certamente la legge, i tempi, le persone, i comportamenti, il comune modo di pensare. Ecco che è “anomalo” oggi qualcosa che era condiviso prima e viceversa. Questa variabilità ed eccessiva adesione al tempo che si sta vivendo rappresenta invece il tallone d’Achille dell’intera disciplina. Aderendo ai tempi correnti, la sociologia della devianza insegue il quieto vivere e la condivisione.

Al contrario sarebbe vivamente gradita una disciplina che sappia indirizzare le generazioni. Invece così non è. Un esempio? ce ne sono talmente tanti da fare su questo tema!

E’ possibile accettare un omosessuale come direttore del personale in un’azienda? Da dove nasce questa domanda? E’ semplice. Chi anticipa e post pone alla sua lucidità di pensiero degli orientamenti sessuali, manifesta una oggettiva incapacità d’analisi. Sostituendo alle idee e ai concetti le tendenze fisiche e in particolare quelle sessuali, l’omosessuale si svela nella sua immaturità caratteriale. Infatti l’omosessualità è una malattia del comportamento umano con ricadute nella sfera sessuale. Una persona non malata non avrebbe bisogno di spiegare che apprezza sessualmente l’altro genere sessuale ma si concentrerebbe su idee, concetti e punti di vista. L’omosessuale nella sua smania di “dichiararsi” in un esibizionismo patologico annega nella sua malattia.

Ebbene la sociologia della devianza, anche su questo tema, è incapace di una presa di posizione. Anzichè esprimere una posizione nitida sul bene e il male, sul congruo e l’innaturale, si accoda al pensiero comune e diffuso. Generalmente, per ora, l’omosessualità è tollerata, quindi anche la sociologia della devianza s’appiattisce su questo andazzo da quieto vivere. Che peccato perdere l’ausilio di un importante apporto scientifico allo studio del comportamento umano in età contemporanea!