Analizzare l’irresponsabilità tramite la responsabilità

I fatti della nave Concordia all’isola del Giglio in Italia, dove un comandante di nave passeggeri abbandona non solo la nave, ma anche i 4 mila ospiti, ulteriormente confermati in Sud Corea in un evento similare, con quasi 300 studenti morti, perché ordinato loro di restare dov’erano, confermano un dato di fondo:siamo giunti in un’epoca storica dove non ci si può più fidare di chi ha la responsabilità. 


Andando più a fondo, come affidarsi ai vari governi europei che hanno inventato la moneta unica, dimenticando gli aspetti più semplici di mancata coordinazione tra stati come, ad esempio, il costo del lavoro. Si può accettare l’incongruenza, ad esempio, del costo del lavoro in Romania, nell’area euro, quando la differenza nella retribuzione con il resto dell’Europa è abissale?

Da qui si percepisce superficialità di una buona idea mal applicata e quindi la carenza di responsabilità responsabile. Non è finita. Allargando la visuale è particolarmente doloroso riconoscere come siano superficiali e quindi non degni di fiducia quel 42% di coniugi in Italia che divorzia! Signori non ci si può mettere insieme per poi lasciarsi, mollando i figli in un oceano di solitudine: dov’è la disciplina dell’amore e la forza di reinventarsi? Parole dure, ma necessarie se viste con gli occhi dei ragazzi quando si confidano che non hanno genitori, in quanto divisi, ma solo nonni. Ancora più superficiali chi convive, incapace d’assumersi le responsabilità dell’amore. 

Qui il giudizio è altrettanto doloroso per richiamare a un ordine tradito, quello dell’amore che non fa sconti a nessuno. 
O si ama e si è coscienti di ciò, oppure si resta eternamente immaturi in un corpo adulto creando danni sociali e a se stessi. Viene in mente un ingegnere italiano ai vertici di uno dei tanti Consorzi di ricerca nel Nord Est che firmando un contratto con il cliente, garantisce anche assistenza, in futuro nel caso di contestazioni. Puntualmente questi problemi emergono. Chiamato l’ingegnere, questi risponde: un’ora del mio lavoro vale 130 euro, senza presentarsi di fronte alle autorità che stanno contestando la consulenza. Dov’ è la responsabilità e la fiducia da riporre in questo caso? Si profila un’era contraddistinta da un’assenza di responsabilità a partire dalla stessa scuola, che vuole capire e tollerare, ma non insegnare. Con la decadenza della conoscenza, intimamente collegata alla cultura e alla personalità, alzando quella tecnica e specialistica, si profila una persona nuova, sostanzialmente non adeguata ai livelli di responsabilità minimi per ottenere fiducia. La crisi sociale di questi ultimi anni, mesi e giorni risponde a un collasso della fiducia verso gli altri, che annega in un eccesso di protagonismo ipercritico e nervoso.La soluzione non può essere istituzionale bensì solo individuale. 

E’ nostro compito rifondare lo spirito perduto, agendo individualmente sia nella vita privata che pubblica, pensando di più, studiando di più, lavorando di più, creando pensiero ed emozioni, senza seguire il gregge. Abbiamo bisogno di una nuova autorevolezza individuale, non da protagonista o eroica, ma semplicemente fondata su valori certi, benché in evoluzione nelle diverse fasi della vita. Insomma persone normali in una vita eccezionalmente allo sbando. 

Quali sono questi valori certi sui quali costruire la fiducia? Sicuramente la coscienza della responsabilità è un primo passo per una società più giusta. Agire con responsabilità quando si è in amore, in coppia, nel ruolo di genitori, lavoratori, dipendenti, cittadini, imprenditori e politici come intellettuali e pensatori.Essere responsabili significa agire con spirito critico domandandosi: ho fatto del mio meglio? Catch my best. Questa è la nuova parola d’ordine nella ricerca di una vita responsabile, puntellata da sprazzi di giusta follia per vivere al meglio.