Mobilità sociale e democrazia quale il nesso tra i due aspetti? Spunti provenienti da Pierre Bourdieu.

Mobilità sociale e democrazia sono aspetti connessi oppure liberi e indipendenti nel loro fluttuare? Purtroppo o per fortuna sono invece l’uno il rovescio dell’altro. Una società democrazia è quella che consente una forte e comprovata mobilità sociale! Nel caso fossimo tutti in accordo su questo concetto, diventa deflagrante lo studio di Pierre Bourdieu. Come riferito in un presente studio qui pubblicato dal titolo La mobilità sociale (vedi titolo completo) attualmente siamo al massimo al 2% di possibilità di cambio d’attività rispetto l’impiego paterno.

Titolo dell’articolo a riferimento a quanto qui meditato: La mobilità sociale o scalata secondo gli studi di Pierre Bourdieu.

Il 2% è un valore accettabile o inconsistente ai fini della stabilità della democrazia in un paese avanzato?

Qui la sociologia si ferma e inizia la politica. Un valore inferiore al 2% rappresenta il dato di picco e neppure la media rispetto a quelli riscontrati e già riportati. Si apre ora la discussione sulle “cosche sociali”. Il riferimento tocca la magistratura, i notai, ma non tutti i professionisti. Infatti  il ruolo di “professionista” rappresenta quella stanza di compensazione tra classi sociali. Mi spiego. Per transitare da figlio di un insegnante di scuola a industriale o grande commerciante, c’è una generazione di mezzo impegnata nel professionismo.

La riflessione ora si sposta su un piano più tecnico. La mobilità sociale e democrazia si possono incrementare/favorire con cosa? Qui interviene la scuola, per la precisione il CAPITALE CULTURALE che deriva soprattutto dalla famiglia e quindi anche la formazione scolastica. Nasce però un problema. La scuola sta certamente offrendo molti (troppi) titoli accademici ai quali non corrisponde lavoro. L’assenza di posti di lavoro adeguati a una società democratica blocca non solo la mobilità sociale, ma la stessa democrazia. Ecco dove la globalizzazione diventa pericolosa.