Non si chiama più subprime ma è altrettanto crisi. Taccuino americano 2017. Notizie già riportate in Italia dal Sole 24 Ore del 13 luglio 2017. A pagina 22 del quotidiano economico si titola: “La nuova bolla del debito Usa“.

Non si chiama più subprime ma è altrettanto pericolosa. Il riferimento è alla mancata restituzioni di debiti contratti dagli americani con le banche. In praticolare sono cresciuti del 70% gli “insoluti” nel settore acquisto auto e del credito agli studenti per gli studi. E’ anche vero che i crediti allo studio sono garantiti dallo Stato ma indicano comunque una tendenza. Qualcuno dovrà restituire soldi che altri non hanno. Perchè accede questo?

Indubbiamente il sistema finanziario americano (e non solo) non ha rimosso la causa strutturale dei suoi mali. Non solo, ma ormai le banche non falliscono più solo negli Usa, anche in Europa. Per la precisione in Italia sono diverse le banche tra fallite ufficialmente e in bancarotta, ma “salvate” con i soldi del contribuente.

Per spiegare un ritorno di fiamma di una crisi che non si può più chiamare subprime, ma che permane, non basta l’economia. Serve la sociologia. L’economia, limitandosi alla ricerca del profitto (delocalizzazione) ha introdotto precarietà nella società. Oggi il concetto d’instabilità lavorativa è stato trasferito anche nell’incertezza affettiva. Ne sono prova il 43% di divorzi e il 60% d’abbandoni tra le coppie normali non sposate in Italia. Negli Usa i divorzi sono al 46% e gli abbandoni tra coppie normali non coniugate si confermano intorno al 65%.

Conclusione, il leader del mercato sul prestito auto, Well Fargo, taglia del 30% la sua offerta. Il livello di “fallimento” per le famiglie americane che non pagano è fermo al solo 4,8% dei casi. Si tratta di famiglie incoraggiate dalla presunta ripresa economica (dov’è?) e da interessi bancari molto bassi. La soluzione alla crescita degli insoluti dalle famiglie si chiama lavoro. Vuol dire riportare nei confini nazionali quei posti di lavoro esportati all’estero.

MANCA IL LAVORO E IN PARTICOLARE LA DIGNITA’ DI UN’OCCUPAZIONE SU CUI COSTRUIRE UNA VITA OGGI PRECARIA. Questi concetti sono sconosciuti al Sole 24 Ore.

Non si chiama più subprime ma è ancora crisi.