Due ingredienti di ottima riuscita nel garden

di Giovanni Carlini

 

John, sua moglie Judy e l’amica Brenda, gestiscono un garden di 5 acri di cui sono proprietari in parti uguali. La Redazione di Green Up è andata a scoprire quali novità un piccolo garden, nella periferia settentrionale del mondo occidentale, è in grado di dare ai gardenisti italiani.
Per essere schematici e diretti, ecco le caratteristiche dell’Earth Bound garden:
a) una netta divisione concettuale tra giardino (botanico) e area di produzione che restano comunque collegati da un itinerario interno in perfetta sinergia.
A queste latitudini il garden si conferma luogo di riposo, relax e ascolto di musica da camera all’aperto, ricevimento e luogo di cerimonia come anche, ma non solo, produzione di piante e fiori. Questa ripartizione coglie entrambi i bisogni del visitatore, stimolando nell’acquisto sia di servizi che prodotti. L’accesso al parco è per donazione di 3 dollari. Terminato il tour, dopo aver osservato tutta la gamma delle piante tipiche della zona, tra muschi d’intensi colori mixati tra loro e tipologie di fiori dai colori più vivaci e per specie diverse, si accede naturalmente alla parte produttiva. Complessivamente lo spazio è equamente diviso tra 2 ettari di giardino e 2 di produzione con 1 dedicato all’abitazione dei proprietari.
b) innovazione spinta nel campo del bisogno idrico delle piante nel giardino botanico, con una riduzione a zero della quantità d’acqua erogata.
Ma chi l’ha detto che le piante hanno bisogno d’acqua? Comunque è sintomatico che in Canada, terra ricca d’umidità, si siano trovate una serie di tecniche in grado di ridurre o addirittura azzerare la quantità erogata. Questo è possibile perché, a simili latitudini, mediamente ogni 2 settimane, piove nel periodo estivo ed in quello autunno-invernale, (che dura 6 mesi) il freddo con neve e gelo, ricostituiscono le riserve acquifere della zona. Nonostante ciò i consigli qui offerti valgono anche per le aree torride del sud Italia e non solo. Tornando al grande quesito: in che cosa consiste il segreto, che azzera il bisogno idrico di uno dei parchi botanici più ricchi di questa zona?
Si tratta di uno strato di 30 cm di stoppe non bruciate, essiccate e stese sopra le terra, dove sono piantati sia fiori che diversi tipi di arbusti e piante, in cui si articola il giardino. Questo strato di protezione, ai raggi solari, mantiene umida la terra e quindi in grado d’attendere i diversi eventi atmosferici favorevoli. Le piante, che nel loro naturale ciclo muoiono, vengono tagliate in pezzi da 5 cm, quindi essiccate per 2 mesi ed infine sparse sul terreno coltivato.
c) una specializzazione produttiva molto spinta tale da rendere il garden “un brand” nel campo di produzione scelta
Nel 1988 la coppia, che gestisce il garden, capitò per caso ad un seminario sulla produzione dei lilium. Nacque una passione furibonda! Oggi il garden produce al 60% della sua capacità fiori di lilium in tutti i colori, che spedisce per il 5% di quanto prodotto in tutto il Canada.
Quantitativamente la fattoria e garden di John, Judy e Brenda realizzano poco meno di 40.000 pezzi all’anno che vendono a 5 dollari canadesi l’uno.
Il 50% della produzione è venduto grazie al flusso dei turisti che, seguendo un apposito itinerario pervengono al garden. Il restante 45% è collocato sul mercato grazie alle 3 fiere ambulanti di bancarelle, seguite dall’azienda su base settimanale, nelle piazze urbane più vicine (mediamente non oltre i 70-100 km di distanza) ed infine il 5% come già anticipato, inviato mezzo posta.
La capacità di resistenza del lilium, in un box non termico, è di 5 giorni, mentre in quelli a temperatura costante e fredda non ha limiti di durata.
L’attitudine a far crescere lilium è andata aumentando nel corso degli ultimi anni, grazie all’incipiente successo ottenuto. Da un solo tunnel, profondo 30 metri e largo 4, oggi ce ne sono in produzione 3 ed al momento dell’intervista (giugno 2007) sono pronti alla vendita 18.000 pezzi ancora in fioritura, alti circa 50 cm. Anche su questi tunnel sono state applicate le reti di protezione dall’irraggiamento solare, (descritte in precedenti interviste) tali da ridurre non la luce, ma il calore dell’80% il che consente un diretto risparmio sia per la minore usura dei teli del tunnel che per l’acqua da irrogare alle piante (ridotta anche in questo caso del 40%)
Un dato interessante è l’afflusso di turisti. Mediamente si tratta di 5.000 presenze annue, aumentate del 400% grazie all’adesione dell’azienda al programma di coordinamento tra 32 garden nella Bruce Peninsula dell’Ontario settentrionale, di cui si è già fatta menzione.
Figura 1

d) anche in questo caso la produzione del garden e la gestione dell’annesso giardino botanico, rappresentano il 50% delle entrate della coppia. La signora Judy è impegnata nel campo della sanità ed in particolare nell’assistenza ad adulti disabili o incidentati. La gestione del garden e dell’annesso parco è datata 19 anni.
e) Strategie di mercato. Come accennato, l’ospitare ogni sabato sera, per 6 mesi, concerti di musica da camera a costo zero per l’utenza, che affluisce mediamente in 80 unità per evento, produce un indotto, che porta inequivocabilmente ad interessarsi alla specializzazione produttiva del garden, aumentandone così il fatturato. Non ci sono dati esatti su questo ritorno, che comunque influisce sul nome e notorietà del garden nella zona.
Nell’ambito delle strategie va anche annotato come l’azienda ospiti ogni anno fino a 12 studenti a cui non offre reddito, ma fa lavorare nella cura delle piante condividendone la passione e consentendo così l’affermazione di una vocazione. In effetti, privi d’entusiasmo non è possibile gestire un garden, affermandone il nome e posizione sul mercato negli anni.
Elencate le novità che il gardenista italiano può ottenere da questa esperienza, esaminiamo ora più a fondo com’è strutturata quest’azienda sul piano produttivo.
La suddivisione per generi di flora prodotti è così articolata:
– piante locali (definitive in gergo native plant) presenti al 10% del lavoro del garden;
– erbe, muschi e tralci di vite; 2%
– piante che non sono esposte direttamente al sole: quindi da patio, da balcone e comunque soggette ad ombra-sole; prodotte in misura del 20%
– piante senza bisogno d’acqua se non quella piovana e da interrare nella sabbia; al 20%
– lilium; 48%
Il grafico che segue non si limita solo a descrivere la composizione percentuale qui appena indicata, ma contrappone le dimensioni tra quanto prodotto in termini di fatturato tanto da osservare, ad esempio, come il lilium, che risponde per il 48% del lavoro svolto dal garden, copra il 65% degli introiti.
Le altre produzioni, ad eccezione delle erbette e dei tralci d’uva, sono presenti più per completezza di offerta, che per reale ricaduta sul guadagno aziendale. In quest’ultimo caso, al solo 2% di impegno produttivo, corrisponde l’8% di fatturato. Diversi e meno eclatanti sono i ritorni per le altre produzioni. Le piante locali generano un 5% di fatturato, mentre quelle da pendente e da patio, rispondono solo per il 12% rispetto al 20% d’impegno. Stessa misura va osservata per le piante interrabili nella sabbia a basso bisogno idrico, che offrono appena il 10% del fatturato a fronte del 20% di lavoro del garden.
Figura 2

Siamo in presenza di un disallineamento tra produzione e fatturato? In effetti ci sono i motivi per una modifica produttiva, tale da ri-orientare il garden, magari puntando definitivamente sul lilium. C’è però nella proprietà, una viva preoccupazione nell’eccessiva specializzazione, pur se questa risulta, al momento, funzionale sia per i guadagni ottenuti, che per passione dei titolari nella coltivazione.
A questo titolo vanno spese delle parole per la delicatezza, la qualità, il fascino che i lilium di John, Judy e Brenda, hanno saputo creare tra mille innesti e tentativi. Ogni gradazione di colore ha la sua espressività ed interpretazione in una sinfonia di colori, che impressiona ed emoziona.
Indubbiamente, la passione per la gestione e conduzione del garden ha saputo, anche in questo caso, esprimersi in forme artistiche.
Resta curioso come a tanta delicatezza s’affianchino le visite notturne dell’orso canadese che ha la sua dimora nella foresta, al cui centro c’è l’Earth Bound Gaden Center. Per ovviare alle razzie notturne dell’orso come di volpi, scoiattoli e conigli, la fattoria ha provveduto a chiudere con delle griglie mobili le piante più delicate, apponendovi sopra delle sfere, che al minimo movimento emettono lampi di luce e flash, capaci di terrorizzare gli animali. Nello scoppiettio di tuoni, fulmini e lampi notturni, a protezione delle coltivazioni del garden, la Redazione di Green Up si congeda dalla foresta canadese per scendere in pianura.