Razze e culture: i profondi problemi nell’integrazione razziale

Razze e culture è un argomento sfiorato nel testo di Aurelio Lepre “Guerra e pace nel XX secolo” edito da Il Mulino. Capitolo 11.

Razze e culture. Attualmente è tabù il solo ragionare intorno al concetto di razze. In realtà le razze sono un dato oggettivo che esiste da 50mila anni. Il fingere che non influiscano sul comportamento è uno degli errori della globalizzazione. In realtà con la globalizzazione è stato abrogato il concetto di razze e culture per unire tutti nel consumo degli stessi oggetti. Televisori, scarpe, cellulari, computer. L’importante, nel concetto di globalizzazione, è comprare e consumare. Le razze e culture non sono più influenti nell’azione di acquisto. In realtà il mondo resta una realtà più complessa.

In linea di massima il concetto di razze è riferito agli aspetti fisici. Si preferisce parlare di culture, al posto delle razze, intendendo i comportamenti delle persone. E’ un gioco di parole. La questione di fondo è: la struttura fisica incide sul comportamento? 

Aurelio Lepre, nel capitolo 11, non entra direttamente nel ragionamento razze e culture, ma segna dei passaggi di grande interesse. Il contesto di studio del capitolo e’ la DECOLONIZZAZIONE. Impressionano alcuni passaggi che sono:

  • in Africa la scelta verso il socialismo è stata fatta perchè più “facile” da applicare rispetto al capitalismo. Non solo, ma lo stesso socialismo diventa RETTIFICATO. In altri contesti si chiama socialismo TRIBALE. In pratica si sceglie qualcosa ritenuto semplice e re-interpretato. Non passano sotto silenzio neppure i fallimenti del concerto di “négritude”;
  • in Asia specificatamente in Indonesia, si osserva come la democrazia subisca un’importante trasformazione. Diventa DEMOCRAZIA GUIDATA. Il leader indonesiano Sukarno afferma che: ognuno dice la propria opinione finchè non si raggiunge un compromesso fra tutte le opinioni senza però votare. 
  • In Siria, come in Iraq, nascendo il concetto di NAZIONALISMO viene fondato il partito Baath. Michel Alaq afferma: la giustizia e la democrazia devono essere espressioni del popolo e non solo della maggioranza. Ogni opposizione è condannata.

Gli esempi possono proseguire, ma il denominatore comune è che le razze hanno una diretta influenza sul comportamento politico e sociale. Nel caso così non fosse, non avremmo avuto una nazionalizzazione del pensiero politico occidentale in Asia e Africa. Nazionalizzazione che apprezzo e accetto, ma che indica la grande differenza culturale e di razza. Si osservi il diverso punto di vista sulla “democrazia” descritto e verso le donne. Per gli occidentali la mutilazione degli organi genitali femminili è un abuso e orrore. Sulla mutilazione genitale (pagina 328) Yomo Kenyatta, padre del Kenya è stato esplicito. E tabù per un uomo o donna kikuiu avere contatti se non tra persone accettate dalla comunità. Il riferimento è alla circoncisione e mutilazione femminile. Tali diverse posizioni non sono un crimine; un dato di fatto. Da un ragionamento di questo tipo, il passaggio al fallimento dell’integrazione razziale con l’immigrazione in Europa è diretto. Qui il riferimento corre agli ultimi anni.

La conclusione è che se si volesse aiutare il prossimo, lo si faccia a casa loro, non nostra. Non sarebbe saggio aprire un Piano Marshall europeo per l’Africa e il Medio Oriente?