Salò, in provincia di Brescia ospitò la prima Repubblica d’Italia per 20 mesi. Vent’anni di fascismo e 20 mesi di Repubblica questo è il bilancio politico di Benito Mussolini. Così si esprime il primo storico della RSI Frederick William Deakin.

L’ultimo riassunto del lavoro di Aurelio Lepre, qui alla puntata 7, si è soffermato su quale personalità avesse chi è rimasto e ha servito la Repubblica di Salò. La contrapposizione tra i disertori e renitenti da un lato e chi ha risposto alla chiamata alle armi è netta. In realtà l’analisi storica del periodo non si limita solo a chi ci fu e chi scappò. Tra questi due “blocchi” ce ne fu un terzo: i partigiani.

Nello studio dedicato alla Repubblica di Mussolini, scritto da Lepre, non c’è posto per i partigiani, motivo per cui qui sono isolati e trascurati. Nonostante ciò la resistenza rappresenta comunque un elemento del periodo storico. In alcuni casi i disertori e renitenti optatarono per la guerra civile.

La parola “guerra civile” non è gradita ai partigiani perché li inquadra come rivoltosi. Nella mentalità partigiana, al contrario, c’è la mentalità di percepirsi come “patriota”. In realtà la guerra fu molto “civile” con inutili spargimenti di sangue mischiati a fatti privati e personali.

Tornando al tema del riassunto numero 7, cosa animò gli italiani che servirono la Repubblica di Salò?

La comprensione di quella fase storia del Paese si può capire anche studiando i manifesti dell’epoca.

A pagina 174 Lepre riporta una riflessione di Renzo De Felice su Julio Valerio Borghese, capo della X° Mas. In Borghese ci fu una totale assenza non solo di senso politico, ma anche di una ideologia che non fosse un radicato nazionalismo. Per De Felice sarebbe stato l’interesse nazionale a spingere Borghese a schierarsi con i tedeschi. Ciò che portò Borghese a Salò fu prima di tutto la difesa dell’intangibilità del territorio nazionale. A seguire il restituire all’Italia l’onore nazionale perduto con l’8 settembre.

Riletta la storia della Repubblica di Salò in questi termini, quelli soffocati dalla storiografia ufficiale, il quadro d’insieme cambia. Muta senza assolvere Benito Mussolini dai suoi numerosi errori però riabilita quegli italiani che hanno lottato per una Nazione allo sbando.

Lo studio dei manifesti del periodo consente di capire quali tecniche di persuasione e valori sono stati richiamati.