Storia sociale della guerra – Richard A. Preston e Sydney F. Wise

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Finalmente un argomento che non interessa a nessuno!

 

Riassunto del Capitolo 1 – I principi della guerra

Ricercatore: prof. Giovanni Carlini

 

Premessa

Avevo 16 anni quando i miei genitori mi regalarono questo libro. Non l’ho mai letto, pur avendolo sempre con me. Oggi ho 58 anni e non potevo più rinviarne lo studio. Del resto è tutta la vita che questo volume mi chiama.

 

Storia sociale della guerra di Preston e Wise. Mondadori. Pubblicato nel 1973. Titolo originale dell’opera “Men in Arms”.

Il testo si offre per analizzare i principi della guerra. Il concetto di fondo è nel considerare il conflitto come un naturale evento sociale con le sue regole. Spesso però sono i civili a determinare il corso delle ostilità. Tali dirigenti (borghesi), pur decidendo e non conoscendo i principi della guerra, spingono verso direzioni discutibili. E’ il caso della guerra in Vietnam (anni Settanta). Quindi dell’Afghanistan (anni Novanta). Infine della Siria, per restare sull’attualità. La lista in realtà è molto più lunga.

Principio numero 1. Tipologia di guerra e società civile

La guerra è figlia del sistema sociale. Non si possono avere forme di conflitto diverse dallo stato culturale della Nazione. Ecco che la tipologia delle operazioni militari non è più in funzione della necessità operative oggettive. Certo a un tipo di offesa si risponde sempre nell’immediato. Però la forma della risposta, l’intensità, durata ed efficacia, mutano a seconda degli assetti culturali della società.

Con un concetto di questo tipo, la valutazione dello strumento militare non è più un ragionamento militare, bensì sociologico. Ecco che nasce la storia sociale della guerra.

Un esempio su tutti. Prima di Napoleone le grandi passioni sufficienti per morire in battaglia furono i conflitti per fede religiosa. Terminate le guerre di religione in Occidente, (le paci di Westaflia del 1648) ci furono ugualmente conflitti senza passione. La rivoluzione francese accese nuovamente gli animi.

Principio numero 2. Guerra estesa o limitata?

Ci sono 2 tipologie di conflitto:

  • guerre limitate;
  • guerre di sterminio per la conquista assoluta.

I conflitti limitati sono stati vissuti e sofferti per tutta l’epoca antica, il Medio Evo e l’illuminismo.

Le guerre di sterminio e dominio sono caratteristiche del periodo della Riforma e dalla Rivoluzione francese in poi.

Va rilevato come i conflitti primitivi fossero tutti limitati nel tempo e azione. Successivamente all’impatto iniziale tra nemici, lo scontro normalmente decade in combattimenti individuali. Il capo, ed esempio, negli scontri tra indiani e “giubbe blu”, non ebbe mai l’autorità d’imporre la continuità nel confronto militare. I guerrieri, dopo l’impatto iniziale furono sempre liberi di tornare alle loro famiglie per assicurare cibo e assistenza. Mancò la figura del militare professionista che si confermò inizialmente solo nel Medio Evo con il cavaliere. L’assenza di una strategia continuativa nel tempo contraddistinse gli scontri in era primitiva e classica.

Principio numero 3. Relazione tra guerra e cultura

Oggi è un concetto superato. Rousseau e i “diffusionisti” pensarono al conflitto come qualcosa d’estraneo all’uomo quindi estirpabile. Werner Sombart (economista tedesco) vide nella guerra la molla per il progresso tecnologico e gli investimenti (da cui il ciclo economico). L’approccio di Sombart è definito “costruttivo”. Al contrario, A. J. Toynbee (britannico) pensò allo scontro armato come l’epilogo delle civiltà. John Ulric Nef, (storico dell’economia) americano, ritenne si sia esagerato nel valorizzare l’apporto della guerra alla storia dell’uomo. Per Nef sono le limitazioni alle guerre che hanno permesso alla civiltà d’avanzare.

L’insieme di queste tendenze è oggi superato. Il vero punto è nel distinguere tra militarismo e attività militare. Spesso il primo non ha difeso e garantito lo Stato come avrebbe dovuto.

Principio numero 4. Il perché dello scontro armato

Nell’era arcaica e antica la guerra ebbe quasi sempre motivazioni personali e di prestigio. Da questa base il conflitto nel Medio Evo passò sull’atto di fede religioso. E’ nell’era moderna che il conflitto armato (quindi dalla Riforma in poi) lo scontro si basa su aspetti politici, economici, concettuali e ideologici.