Un solo schiaffo alla giornalista RAI? francamente meglio due! In relazione agli ultimi 2 fatti di reazione pubblica ai giornalisti italiani della Rai c’è molto da dire: l’arroganza di credersi insostituibili e a libero accesso.

Un solo schiaffo alla giornalista della Rai nel Meridione d’Italia? Il concetto è che un solo schiaffo non basta, in realtà sarebbero stati necessari due o tre ceffoni alla giornalista. Perchè un pensiero così controcorrente? E’ semplice. Ho svolto un centinaio d’interviste per le più testate della Confindustria, tutte rigidamente programmate. Ho sempre chiesto IL PERMESSO e mi sono recato su appuntamento dalla persona che mi ha concesso il suo parere. Quindi il testo d’intervista è stato condiviso con l’intervistato che mi ha concesso l’OK.

Forte dell’OK del personaggio, il pezzo è andato in Redazione per la pubblicazione. Questa è una sana via per raccontare i fatti! Il resto è pirateria. Il pirata si prende un ceffone? ben gli sta! fa parte del suo concreto rischio nell’indiscrezione di una scelta invasiva di professione. Un solo schiaffo alla giornalista RAI? ma per cortesia: almeno tre!

La patologia comportamentale dei giornalisti RAI e affini, ha una sua spiegazione. Si chiama presunzione e arroganza. Gente che si sente autorizzata a fare, dire, cercare, chiedere perchè illusa di trovarsi in una presunzione d’autorevolezza  di fronte alla quale cessa ogni resistenza. E’ la sindrome del poliziotto al quale comunque la legge pone dei limiti molto precisi. La differenza è che il tutore dell’ordine è cosciente dei suoi limiti, mentre il giornalista li ha dimenticati. Inoltre l’agente di polizia serve lo Stato e la comunità, mentre il racconta storie per la stampa è soggetto di parte.

Dalla vicenda Brexit-Trump si è smascherato un organismo stampa, pressoché internazionale, (devianza professionale) che non informa ma indottrina. A questi tipi di “giornalisti” non un ceffone ma molti di più. Buona lettura.