Come uccidere la psicanalisi, una fallimentare presentazione di un libro. Spunto descritto dal prof. Giovanni Carlini, impegnato in sociologia

Psicanalisi smarrita! Alla fine di marzo, a Milano, un affermato psicanalista ha presentato un libricino di poche pagine. Non per questo meno intense, sulla riscoperta del bisogno di psicanalisi. Il testo è stato chiesto dall’editore, in seguito alla verticale caduta d’interesse la psicanalisi.
L’obiettivo è di sintetizzare in 12 punti, l’impossibilità di cancellare l’inconscio nella vita dell’essere umano.

Per la presentazione viene impegnata una delle più accoglienti librerie del centro città. Si registra un eccezionale afflusso di persone e interesse. Le partecipazioni sono state inviate mezzo email. Ho avuto l’onore di riceverne una. Decisamente emozionato ed orgoglioso per essere stato scelto tra coloro che “presenziano alla prima” mi affretto. Lo spirito è quello di ascoltare.

Nelle attese, l’aspettativa era quella d’ascoltare le sintesi di ampio spettro. Quelle che consentono di godere della panoramica sulla materia. Questo in contrasto con i frammenti di studio che ho invece subito nel corso degli anni. Invece che cosa trovo? Assisto a 3 interventi da 45 minuti l’uno, centrati sulle personalissime vicende degli intervenuti.

Le storie personali e non pertinenti alla psicanalisi sono state diverse. Quello lanciatissimo nel panorama filosofico nazionale, al bivio tra la Normale di Pisa e Francoforte. Infine opta per Parigi diventando allievo di Sartre. Segue quello che “modestamente” ha studiato con il Prof. Musatti. Grazie a ciò gode una visione interdisciplinare. Infine uno che ci parla delle sue letture d’infanzia.

Che palle! ma che delusione.

Una povertà di contenuti così clamorosa, non solo fa naufragare ogni intenzione di comprare il libro. Obiettivamente spaventa per l’eccessivo narcisismo manicheo dei protagonisti. Questa gente dovrebbe curare dei pazienti. In un’osservazione più acuta non è più chiaro chi effettivamente sia il malato rispetto lo specialista.

Perché la cultura è così afflitta dal bisogno, tutto al personale, d’apparire cercando sostanza nell’esibizionismo?

Scritto con dispiacere: Giovanni Carlini in Milano ai giorni nostri.