• Editoria italiana come NON LUOGO. Evanescente mondo d’intoccabili. Clan e cosca di perversi dalla stessa idea in perpetuo sforzo di condizionamento del Paese. Caspita che gente!

Il mestiere dell’editore – Bompiani. Scritto di La Capria.

Bompiani rappresenta il prototipo dell’editore tipo italiano, quello da cui tutto nasce. L’Editoria italiana deve molto a questo personaggio.

Quanto qui analizzato si basa su una famosa riflessione dal titolo “Presentazione di Valentino Bompiani”. Lo scrittore Raffaele La Capria è l’autore del meraviglioso documento. 

Perché studiare il rapporto editore-scrittore? E’ semplice. Da questo “binomio” si comprende quando settaria e di clan sia l’industria editoriale nazionale. Non solo. E’ possibile anche comprendere gli ideal tipi di editore e gli atteggiamenti più diffusi nel Paese.

Con ammirazione, il Signor La Capria vede e sente il rapporto con l’editore come un atto d’amicizia. Approfondendo il sentimento, traduce l’editore come colui che “cerca” chi “sa esprimere meglio un concetto” per pubblicarlo. Esattamente questo è il punto nodale della crisi di un sistema. L’editoria italiana è sempre stata in crisi.

L’editore “cerca” dei messaggeri per la Sua esperienza editoriale e di vita, lanciando il “suo” messaggio anziché quello che sarebbe oggettivo. In pratica “l’editore”, così indicato, nella “Presentazione” dello scrittore La Capria, è un agitatore-agente politico, in azione, perseguendo un ideale di parte.

Grazie a questi personaggi e mentalità, l’impresa editoriale italiana è rimasta, in particolare dal dopoguerra ad oggi, un clan tra amici-simpatizzanti. In pratica un gruppo che persegue opinioni di parte. 

Il concetto di democrazia, ma non solo, anche quello di diffusione del pensiero libero, resta così tagliato fuori dalla crescita del Paese. 

Tornando a una lettura diretta tra le righe della “Presentazione” è opportuno sottolineare alcuni passaggi.

“….in uno di questi libri, e precisamente Il mestiere dell’editore, si trova nella prima pagina questa frase: si pubblicano i libri che si sarebbe voluto scrivere, per fare coi libri un discorso servendosi di chi lo sa fare meglio di noi.” 

Fin qui la parte “poetica” del rapporto scrittore-editore che presuppone la scelta e la missione di dire quanto la Casa Editrice (o l’Editore) vogliono affermare. Quest’ultimi passaggio, che in fondo si presenta come atto d’accusa a un sistema, si appalesa in un altro passaggio ingenuamente riportato dal La Capria: 

C’era un tempo – ricordate? – in cui leggevamo tutti lo stesso libro. Tutti leggevamo – sapendo che altri stavano leggendo in quel momento come noi – Gli indifferenti di Moravia, o Lettere di una novizia di Piovene, o Conversazione in Sicilia di Vittorini, o AMERICANA,la famosa antologia. E anche nell’immediato dopoguerra tutti leggevamo insieme Lo straniero e Il mito di Sisifo di Camus, o La nausea di Sartre. Erano letture generazionali. Oggi non si potrebbe più definire una generazione dalle letture che fa. Ci sono troppi libri in giro, una valanga, e ognuno sceglie il suo e lo legge da solo, e il senso di questa solitudine mentre legge lo accompagna… Quando leggevamo Billy Budd, La metamorfosi o Agostino non era così, non erano le mode culturali o l’industria editoriale che si imponevano: erano i libri stessi – alcuni libri – fatali, che ci venivano incontro. Ebbene io voglio qui ricordare che molti, tanti, di quei libri fata- li fu Valentino Bompiani a metterceli in mano,….

Una Nazione che legge lo stesso libro e questo viene diffuso da editori ben precisi, che hanno le loro idee politiche, lascia pensare a un Paese “pilotato”, “gestito”, inibito nella sua crescita.

Certamente e senza ombra di dubbi il testo del La Capria è tenero, dolce e filiale. ma rappresenta il canto di un clan, di una cosca tra affiliati, chiusa alla democrazia e al pensare originale e sensato. 

L’attuale immaturità civica e politica della Nazione nasce da questa “incubatrice culturale”. Raffaele La Capria conclude con: Perciò non esagero se dico che la biografia di Bompiani si incrocia con la nostra e in molti momenti si identifica con la Storia della letteratura italiana contemporanea.