La mancata percezione di fallimento nazionale in Italia sul fine anno 2018. E’ stupefacente come la Nazione non sia volutamente conscia dell’imminente rischio di fallimento. Come mai?

La mancata percezione di fallimento nazionale, vissuta in Italia, rappresenta certamente un caso di studio. Le materie di riflessione si riferiscono alla politica e sociologia. Il fallimento del Paese si misura in termini d’indebitamento sul PIL. In base all’esperienza già vissuta, un Paese fallisce quando raggiunge il 150% di debito pubblico sul PIL.

Oggi l’Italia si trova indebitata sul PIL al 132%. Questo debito è nato a partire dal referendum del 1975 che istituì gli Enti locali. Le Regioni e Provincie (i Comuni sono sempre esistiti) benchè previsti dalla Costituzione non furono istituzionalizzati fino al Referendum del 1975. La manovra d’allora tese ad allargare la base d’influenza politica. Fino al 1975 chi veramente contò in Italia fu solo il Governo centrale, saldamente in mano alla Democrazia Cristiana. Per consentire uno spazio di potere e un’accesso al denaro pubblico anche al Partito Comunista (oggi PD) fu data applicazione alla Costituzione tramite gli Enti Locali. L’enorme spesa pubblica che generarono le Regioni e Provincie (trasporti e asili gratuiti ad esempio) iniziarono a gettare le basi dell’attuale deficit pubblico.

Alla spesa degli Enti pubblici seguì la Sanità e la Scuola. Ancor oggi va notato come un solo studente costi allo Stato 6.500 euro all’anno. Purtroppo questo dato non è noto (per quanto pubblico) agli studenti e famiglie. Per giungere alla maturità (13 anni di studi) oggi si spendono quasi 85mila euro su ogni singolo studente.

Chiarito il contesto, va notato come l’Argentina nel 2001, al raggiungimento di un indebitamento al 155% fallì. Nel 2007 la Grecia toccò il 187% sul PIL. L’Italia oggi è al 132% con solo 18 punti di distacco dalla soglia critica. Nonostante ciò l’attuale governo ha già ipotecato 2,4 punti di spesa in più. Va considerato come tutti gli organi di revisione contabile del mondo parlino altresì di una spesa reale del 3% anziché del solo 2,4 di deficit ulteriore. Non è finita: lo spread ha già bruciato il 10% delle nuove spese poste in bilancio (4 miliardi sui 40 previsti). Ciò vuol dire che ci sono altri 3 punti di deficit da considerare verso la soglia critica.

A conti fatti dalla soglia del 150% d’indebitamento sul PIL, non mancano 18 punti ma 12. La mancata percezione di fallimento nazionale in Italia produce un sonno latente di non reattività al Governo. In pratica un treno lanciato nella notte a folle velocità verso un ponte crollato con passeggeri addormentati. 

La foto di copertina è di un rifugio anti aereo (Italia 1943-1945) ancora visibile nelle città italiane. Dove rifugiarsi oggi o come reagire? Magari la Francia sta suggendo qualcosa all’Italia?