Nuove strategie di internazionalizzazione. Taccuino americano 2018

Nuove strategie di internazionalizzazione è uno studio comprensibile se sono stati già letti e capiti altri 2 articoli qui pubblicati. I rispettivi link sono:

a) https://lnx.giovannicarlini.com/troppo-grasso-e-zucchero-nel-cibo-in-america-taccuino-americano-2018/

b) https://lnx.giovannicarlini.com/la-cattiva-qualita-del-cibo-negli-usa-taccuino-americano-2018/

Il quotidiano americano USA Today del 2 agosto 2018, in prima pagina, riporta il solito sondaggio del giorno. In quest’occasione ci si chiede se i consumatori statunitensi sarebbero pronti a cambiare il prodotto che solitamente acquistano.

Il sondaggio, noto come Usa Snapshots, basato su uno studio limitato a solo 1.006 adulti, rivela che il 66% degli intervistati è fertile al cambiamento se. Ecco il punto. Se ci fosse una società o campagna pubblicitaria che esortasse i clienti alla modifica di consumo.

Tornando al ragionamento sulla modestia del cibo americano, afflitto da un eccesso di zuccheri e grassi, per passare a una dieta mediterranea serve uno sponsor. Questa figura non può però restarsene in Italia ed esportare negli Stati Uniti. Al contrario, l’autorevole sponsor, (se esistesse) dovrebbe lasciare l’Italia e venire ad abitare in America. E’ qui che venderebbe non tanto pasta e prosciutto, quanto una nuova filosofia del cibo. 

Ovviamente nel caso l’imprenditore medio italiano non sia capace di agire/trasferirsi all’estero, serve un consulente che sia idoneo al trasferimento per lungo tempo.

Abbiamo toccato il punto critico, il vicolo cieco. In Italia non abbiamo imprenditori adeguati (figuriamoci nel settore alimentare). Tanto meno reali consulenti, maturi e preparati, non ragazzini, che possano agire all’estero per lungo tempo. Qui si chiude la storia dell’export italiano nel mondo. la Confidustria è inpotente e incapace di motivare e formare nuovi imprenditori in Italia. Infatti non esiste un corso di laurea in imprenditoria. Chi è l’imprenditore a livello formativo? Nessuno lo sa!

Resta il fatto che alla faccia dei dazi e la fine della globalizzazione, per vendere negli Usa serve trasferirsi. Lo conferma il test, per quanto minimo e in economia, condotto da Usa Today di agosto 2018.