Il concetto di garden in Canada

di Giovanni Carlini

Come noto dai precedenti articoli pubblicati, Green Up è venuta in Ontario ad imparare nuove strategie di mercato per i garden. In questo caso 32 negozi, tutti assolutamente diversi tra loro, ma comunque garden, hanno definito un itinerario turistico e produttivo da offrire ai turisti, trasformando la Bruce Peninsula (200 km a nord di Toronto) in una florida area con attività economiche in perfetta sinergia. Affitti di fari marittimi per turisti, rustici villaggi turistici sul lago, fiumi navigabili con canoe, percorsi dedicati e specialistici sia per biciclette che per garden, sono gli assi portanti della regione verso l’intrattenimento. A ciò si affiancano sia un’importante produzione di legname per parquet che d’estrazione/lavorazione di rocce per pavimenti per completare il quadro.
Da questa architettura tra attività diverse, i garden hanno beneficiato con incrementi medi del 60-70% nel corso dei 7 anni di lavoro dell’Agenzia di coordinamento tra i 32 negozi che costituiscono il programma.

Come è stato possibile ciò?

Mantenendo come esempio quanto accaduto in Ontario, si può dire che servono 2 soggetti: un gardenista molto determinato, ed un direttore del locale ufficio turistico cocciutamente convinto del suo ruolo e potere. Insieme ed in sinergia questi due personaggi possono fare molte cose ed avere anche successo. E’ sicuramente un grande risultato per la collettività locale avere un bilancio finanziato dalla Provincia di 560.000 dollari canadesi, ottenuto quale effetto delle idee e progetti che questi due personaggi hanno saputo imporre agli occhi delle Autorità.
Quindi servono 2 uomini decisi, che convincano e producano un’Agenzia che possa operare con soldi pubblici. Trovati gli stanziamenti ed assicuratosi che siano continuativi negli anni, va rendicontato l’Ente Governativo Provinciale sul ritorno, in termini di tasse locali ottenute quale maggior flusso turistico a copertura non solo dello stanziamento, ma come “guadagno” per l’intera nazione. Da tutto ciò nasce l’Agenzia come edificio e personale, che lavora all’interno del progetto coordinando più attività, tra cui i garden, che hanno di fatto provocato l’intero programma.

Questo è quanto è stato fatto in Ontario; tutto qui.

In compagnia del Direttore dell’Agenzia del Turismo ed Agricoltura e numero 2 per quella di coordinamento dei garden, il Dott Chris Hughes, Green Up incontra il Presidente dei “Discover Rural Gardens” l’architetto Brian Folmer.
Sulla strada avviene il seguente dialogo:

Chris: …..è la prima volta che riceviamo una visita da parte della stampa internazionale. Abbiamo esaminato a fondo le vostre edizioni international sia per Professional Parquet che per Dimensione Pulito e vorremmo, come agenzia di coordinamento tra diverse attività, avvalerci di voi Spazio Tre, per raggiungere la scena internazionale e soprattutto europea. Ci aiutate? Quanto costa una pagina di pubblicità su ogni vostra uscita nella dimensione international?

Green Up: grazie per il riconoscimento che tributa alla Casa Editrice. Spazio Tre è sia stampa nazionale che soprattutto internazionale, non abbiamo alcun problema ad aiutarvi per farvi conoscere dagli altri operatori per singolo settore produttivo sul piano internazionale anche perché, in questo momento, tedeschi, francesi, norvegesi non sanno che voi esistete e noi possiamo mettervi in relazione con loro. Infatti il nostro mestiere è creare contatti narrando.

In un’ora e mezza, da Wiarton, sede dell’Agenzia, si raggiunge il garden numero 27, di proprietà dell’attuale Presidente, che ci riceve cordialmente, portandoci sotto una quercia dove ci sono un tavolino e delle sedie ad aspettarci.

Green Up: Grazie Signor Presidente per aver permesso a Green Up di trovarsi qui adesso. Ci può spiegare la filosofia del suo progetto che ha riscosso così tanto successo?

Folmer: Il Primo Presidente dell’Agenzia fu Mister Loney (garden numero 10) a cui va il riconoscimento per tutto quanto realizzato sino ad ora in questi 7 anni. Io ricopro l’incarico di Presidente da 2 anni scarsi.

Green Up: quali i motivi della successione e ogni quanto tempo ci sono le elezioni?

Folmer: la carica ha una durata biennale, e la mia nomina non deriva da una piattaforma elettorale in antitesi al precedente Presidente; ci siamo semplicemente avvicendati nell’onere dell’incarico.

Green Up: Signor Folmer, mi può spiegare come siete organizzati? Avete un logo, quindi immagino che abbiate anche un sistema di qualità unico, un prodotto unitario ed una centrale acquisti al servizio di tutti. In pratica come vi presentate al mercato internazionale?

Folmer: Da quanto percepisco, lei ha una mentalità da grande distribuzione, diciamo da The Home Depot, dotata di un marchio, una qualità standard, un programma, un budget e quindi politiche e tempistiche da rispettare. Insomma da grande azienda. Mi spiace deluderla, ma noi non siano così. Non abbiamo una centrale acquisti, causa l’estrema specializzazione ed originalità di ogni garden, ma ne prendo nota come idea. Abbiamo un logo, ma non impegnativo e visibile al turista che si deve invece affidare alle cartine che noi dispensiamo. In questo ha ragione a criticarci, ma abbiamo pensato di lasciare la più ampia, quanto totale libertà espressiva, ad ogni garden che resta un mondo a se stante, seppur in aperta sinergia con gli altri. Non abbiamo neppure la lista dei garden da darle con le singole specializzazioni se non la mappa della zona, che lei già conosce, dove è descritto, con molti particolari, cosa aspettarsi da ognuno dei 32 garden del nostro programma.
Accetto anche questa critica e provvederemo. In realtà per spiegarmi a Green Up e quindi alla stampa internazionale che voi qui rappresentate, noi non abbiamo un prodotto ben definito ed inscatolabile come vendibile a chi ce lo dovesse chiedere. Certo abbiamo una produzione invidiabile e semi industriale di lilium, come di muschi, erbe e tralci d’uva, ma in realtà noi abbiamo una successione di atmosfere da agriturismo, come direste voi in Italia. Il nostro prodotto come garden, ma anche come fattorie e giardini botanici annessi, lo si percepisce qui da noi, vivendo con noi, mangiando con noi, dormendo con noi, respirando con noi. Certo possiamo esportare per gli altri garden le esperienze di risparmio energetico e di contrazione del bisogno d’acqua per piante, che abbiamo sperimentato negli ultimi anni con successo, ma sono “prodotti” non frammenti di vita e qualità di emozioni, che sono il vero nostro lavoro e costituiscono l’ offerta che diamo al pubblico.

Green Up: all’entrata del suo garden sotto l’insegna c’è scritto “landscapes” ovvero organizzazione del territorio e scenari naturali adattati alle diverse esigenze. Quindi lei progetta soluzioni ambientali?

Folmer: noto il suo bisogno di quantificare e misurare un prodotto esportabile che sia identificativo per questa esperienza. In effetti è la prima volta che rendo un’intervista alla stampa internazionale, per cui devo sforzarmi d’essere più quantificabile e commerciale, ma a questo non siamo oggi pronti. Al mercato internazionale noi non possiamo dare altro che le soluzioni prima indicate e da noi adottate sulla riduzione dell’irraggiamento solare, bisogno idrico e atmosfere di serenità, ampliando il concetto di garden dal mero aspetto commerciale a quello d’intrattenimento e qualità di vita. In gioco in questo nostro incontro c’è il concetto stesso di garden. Si definisce in questo modo solo una struttura produttiva atta alla vendita di piante e fiori, che amplia il fatturato con candele e mangime per animali o possiamo pensare al garden anche ad una struttura produttiva che offra servizi d’ intrattenimento e d’ospitalità alberghiera?Ecco il punto. Va aggiornata, secondo me ,a definizione del concetto di garden e quindi dobbiamo capirci su cosa intendiamo per esso. La nostra scelta è stata fatta; per noi garden è anche atmosfera in ambito produttivo. Vuole un esempio? Rientrando in Agenzia passate per Paisley presso il garden 25 ed osservate…
Green Up si avvia sulla strada del ritorno, scortata dal Dott. Chris Hughes, per scoprire la sorpresa insita nel garden 25 indicato dal Presidente.
Paisley è un paesotto attraversato dalla strada provinciale, che corre sopra un fiume meta di appassionati di canoa, che qui si ritrovano. Parcheggiata la jeep gialla dell’Agenzia, omaggio della Toyota all’iniziativa di coordinamento, iniziamo a camminare per la strada centrale, superando diverse vetrine di negozi adiacenti. All’altezza di uno shop artistico con prodotti del tipo pietre come opali, lapis, e quindi anche strutture e forme in metallo, vecchie cartoline, libri usati e quanto altro, Chris ci informa che siamo arrivati. La sorpresa è grande! Adesso anche le vetrine di negozi sulla strada sono diventati garden? Ci accolgono Jim e Erica Macnamara che ci fanno entrare nella loro Macnamara Gallery. Ma dov’è il garden? chiedo. Erica ci porta nel retrobottega, in libero accesso al pubblico e ci spiega quanto quei 15 metri per 3 fossero stati deposito di spazzatura fino a 5 anni prima ed ora trasformatati in un “giardino dell’Eden”. In effetti, tra giochi d’acqua, rane, ricchezza di vegetazione e percorso annesso, c’è da osservare tutte le specie di piante native della zona, tanto da riuscire ad estraniarsi dall’ambiente circostante grazie alla possibilità di sedersi e sostarvi.
In Canada è un mito quello del recupero di zone disastrate convertendole a giardino o a spazi di pubblica utilità; è come se si celebrasse nuovamente il sogno del pioniere che scavalca le montagne e conquista nuovi territori. Solo che qui, più che appropriarsi di nuovi spazi c’è il recupero ambientale, inteso come missione sociale.

Chiediamo ad Erica: ma questo sarebbe un garden? e lei: perché non lo è?