Studi di sociologia: commento al libro “Vita liquida

di Giovanni Carlini
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Cercando chi ha la capacità di capire e soprattutto spiegare cosa sta accadendo in questi ultimi anni, alcune risposte provengono da Zygmunt Bauman. Nel libro Vita liquida, vengono messi a fuoco aspetti semplici e profondi, solo apparentemente riferibili alla sociologia, ma che in realtà riguardano la vita profonda di tutti noi. Ecco quali sono i passaggi evolutivi non necessariamente positivi che sono già maturati:

a) fino a qualche decennio fa esisteva un mondo solido, quello della produzione, dove si producevano i beni che erano “made in Italy” oppure “made in Germany”. In questo mondo chi terminava gli studi trovava un lavoro, forse non eravamo ricchi (in proporzione lo eravamo di più rispetto a oggi) ma stavamo bene. Le idee e il modo di comportarsi sociale era condiviso tra le persone. In pratica in quegli anni (fino alla grande contestazione del 1969) il comportamento sociologico comune si basava su un riconoscimento collettivo. Oggi lo stesso comportamento sociologico collettivo va interpretato, nel senso che bisogna chiedersi se chi abbiamo di fronte è un amico o nemico. In questo modo, oggi è più difficile vivere, perché vengono a mancare quei caratteri di riconoscimento sociologico tra persone. E’ anche vero che presentarsi in giacca e cravatta come sbarbati e con i capelli tagliati, non vuol dire automaticamente e sempre essere sociologicamente integrati, perché l’abito non “fa il monaco”, però rappresenta ancor oggi un segnale di distinzione per farsi riconoscere;

b) da una quindicina d’anni il mondo è liquido. Si parla di vita liquida. Non è più la produzione che governa in Occidente, ma il commercio di merci realizzate altrove. I beni di largo consumo e basso tenore tecnologico sono principalmente “made in China” o “made in India” (rubinetteria, copertoni per le biciclette, pentole etc..). In questa realtà chi termina gli studi difficilmente trova lavoro. Siamo ricchi, ma non ce ne rendiamo conto (quindi ci percepiamo poveri e bersaglio del fisco). Le idee e il modo di comportarsi sono sostanzialmente improntati all’individualità esasperata, per cui non più condivisa in senso sociologico, cercando l’estrema originalità come ragion d’essere. Apparire è importante, la sostanza è diventata un’occhiata fugace. Appunto la vita è diventata bagnata per poi asciugarsi e scomparire: vita liquida, ovvero atti umani che accadano e scompaiono con estrema semplicità solo perché si sono asciugati. L’amore stesso diventa evanescente, appunto liquido per poi asciugarsi e scomparire come se nulla fosse mai accaduto. Qui la sociologia si trova a cercare di capire dove termina la patologia sociale e inizia l’evoluzione. Può la sociologia solo lamentare “i bei tempi passati”? Indubbiamente non è questa la missione della sociologia nella società. Resta il problema di trovare “il confine” tra un comportamento umano sano e viziato. Probabilmente il punto di divisione potrebbe essere “il benessere”. Ecco la domanda fondamentale si viene a formare: quando le persone stanno bene o quando soffrono? Analizzando questo passaggio, in sociologia, Bauman ci porta naturalmente verso altri autori che ne completano la denuncia sociale, spingendosi su nuovi orizzonti di pensiero. Il riferimento corre alla sociologa britannica Catherine Hakim (Capitale erotico) e al sociologo John Carlins (La sessualità in epoca globalizzata)

c) siamo passati da un mondo solido a quello liquido, appunto vita liquidasenza un libretto di manutenzione e uso. In pratica è come avere un’auto senza la patente. In analogia con i tempi attuali il paragone corre a quando si passò dalla comunità (villaggi e tribù con agricoltura, pastorizia e nobiltà) alla società (urbanizzazione e industria con la borghesia). E’ vero, questo ragionamento anche se appare solo e strettamente pertinente alla sociologia, in realtà coglie l’essenza della convivenza umana. Quando il passaggio da comunità a società avvenne fu al buio, nel senso che nessuno stava capendo cosa stesse accadendo generando un forte movimento d’opposizione al capitalismo: il comunismo. La sociologia nasce dagli scritti di Karl Marx su questo passaggio epocale da comunità e rurale a società e urbanizzazione. Non solo, l’intero processo evolutivo richiese anche ben due guerre mondiali per raggiungere un equilibrio con nuovi protagonisti. Il problema di fondo di quel periodo fu come conciliare un accumulo di ricchezza, senza precedenti nella storia dell’umanità generato dal nuovo capitalismo, con la redistribuzione della ricchezza. Come far partecipare grandi masse popolari alla nuova ricchezza? Ecco che la sociologia entrò nei piani e attività di governo. In Nord Europa si riuscì a conciliare redistribuzione con nuova ricchezza, meno si ottenne nel Sud Europa; 

d) nel disagio più totale, in una società globalizzata e delocalizzata (ad alta intensità di disoccupazione) la massa delle persone è attratta dagli eventi che si consumano rapidamente, esprimendo l’incapacità di fondo alla fedeltà nei costumi, valori e abitudini (quelli che ancora offrono certezze). La sociologia è chiamata a interpretare uno sconforto sempre più profondo. Il consumo è diventato la base di un comportamento mutevole, nervoso, instabile e immaturo. Dove termina la sociologia e inizia la psicanalisi per spiriti malati? Le persone leggono di meno (ognuno si chieda quanti libri sfoglia al mese) affidandosi ai titoli di sfuggita degli articoli giornalistici, specie in internet, dove si offrono notizie, ma non concetti. Vita liquida anche sul piano culturale. La cura del corpo è diventata fondamentale, perché esprime un impegno senza fine di rimodellamento per qualcosa che è liquido e per ciò mutevole, in un esibizionismo istrionico nel culto delle foto da mostrare. Tutti questi aspetti esprimono gli estremi di una sofferenza d’inconsistenza sociale dove anche la sessualità è ricondotta a mero consumo. La sociologia ufficiale stenta a dare risposte, tant’è vero che raramente nelle Università esiste la cattedra di sociologia della sessualità. La vita liquida diventa la concretezza di una realtà sfuggente. 

Prima la vita era solida. Oggi le vita è liquida. Vita liquida è diventato un modo di vivere che non lascia tracce. In un contesto di questo tipo, scopriamo d’essere in crisi. Indubbiamente c’è poco d’originale, nella constatazione che una vita spesa in questo modo, non funziona. La vera domanda è: come se ne esce? Qui si aprono le prospettive più svariate. Proseguire, tornare indietro, cercare di salvare il salvabile, certamente la globalizzazione va ripensata, così l’euro come moneta unica e lo stesso impianto della Ue. Più da vicino, va rivisto il modello di business in tutti i settori. Forse serve il coraggio di sedersi intorno a un tavolo, spegnere il cellulare guardando in faccia un’azienda che non funziona come prima, chiedendosi su quali mercati operare, come agire in rete, quali professionisti e manager includere al posto dei familiari, dove trovare idee originali, se possibile brevettare soluzioni anziché commerciare, rivedere il personale e i conti con un piano di marketing, contabilità industriale e altro. Sono aspetti tipicamente aziendali e poco sociali, ma da qualche parte si deve pur cominciare e il lavoro rappresenta, forse, un giusto punto di partenza per iniziare una vita migliore. La vita solida era meglio o peggio della vita liquida? Qui il giudizio soggiace alla soggettività. Certamente la vita liquida bagna l’animo per poi asciugarsi, non lasciando nulla di solido su cui costruire.